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Testo del messaggio
Da:  moni.disisto
A: 26.02.2010 15:23
Argomento: =?UTF-8?Q?L=E2=80=99acqua_=C3=A8_di_tutti._Deve_essere_pubblica_Roma,_?= =?UTF-8?Q?sabato_20_marzo,_ore_14_Manifestazione_nazionale?=


Manifestazione nazionale Acqua e beni comuni http://www.acquabenecomune.org
Info Stampa: Andreina Albano +39 3483419402 - Monica Di Sisto + 39 3358426752
Segreteria: Paolo Carsetti +39 333 6876990
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L’acqua è di tutti. Deve essere pubblica
Difendiamo i beni comuni
Roma, sabato 20 marzo, ore 14
Manifestazione nazionale
Piazza della Repubblica

Sono donne e uomini appartenenti a comitati territoriali e associazioni, forze culturali e religiose, sindacali e politiche, che hanno contrastato i processi di privatizzazione della gestione dell’acqua portati avanti in questi anni dalle politiche governative e in tutti i territori.

Hanno raccolto più di 400.000 firme a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare per la tutela, il governo e la gestione pubblica dell’acqua.

Mentre quel testo giace nei cassetti delle commissioni parlamentari, il Governo ha impresso un’ulteriore pesante accelerazione, approvando, nonostante l’indignazione generale, provvedimenti che consegnano il servizio idrico ai privati e alle multinazionali.

E’ per questo che il 20 marzo oltre 100 realtà organizzate e migliaia di cittadine e cittadini lanceranno da Roma con una manifestazione nazionale il percorso che li porterà a raccogliere le firme necessarie per realizzare il Referendum per la ripubblicizzazione dell’acqua.

E’ urgente intervenire subito. Le privatizzazioni in corso, infatti, hanno portato ad un aumento delle tariffe del 61,4% tra il 1997 e il 2006, a fronte di un’inflazione cumulata che nello stesso periodo è cresciuta di poco più di un terzo (25%). Ma è tra il 2002 e il 2008 che hanno subito il balzo più forte: +30,5% a fronte di un’inflazione cumulata nello stesso periodo del 16,2%. Questo prelievo forzato dalle nostre tasche non ha portato, come pure qualcuno afferma, a un aumento degli investimenti nella rete e nel servizio: tra il 1990 e il 2000, infatti, sono crollati di oltre il 70%, da circa 2 miliardi di euro a 600 milioni.

Come per le battaglie sull’acqua, negli ultimi anni e in moltissimi territori, sono in corso grandi mobilitazioni popolari in difesa dei beni comuni, contrastando, nel segno della democrazia partecipata, la politica delle “grandi opere” devastatrici dei territori, una gestione dei rifiuti che è diventata un business, un modello energetico dissipatorio e autoritario, basato su impianti nocivi ed ora anche sul nucleare.

Scenderemo in piazza a Roma per chiedere

*il riconoscimento dell’acqua come bene comune e diritto umano universale, la ripubblicizzazione del servizio idrico, la sua gestione pubblica e partecipativa, l’approvazione della legge d’iniziativa popolare;

*la tutela del territorio e dei beni comuni, della biodiversità e del clima, contro la politica delle “grandi opere”, il mercato dei rifiuti, gli impianti energetici nocivi e il ritorno all’energia nucleare;

* un nuovo modello di produzione, consumo e vita, e politiche occupazionali per la soddisfazione dei diritti sociali e ambientali delle popolazioni.

Info su: http://www.acquabenecomune.org

Per adesioni: [email protected]



APPROFONDIMENTI

Bollette sempre più salate, si investe le metà del previsto e la rete non migliora

L’ultimo rapporto della Commissione Nazionale di Vigilanza sulle Risorse Idriche (luglio 2009) ci racconta un'Italia ancora molto diversificata per la gestione dell'acqua: due terzi degli italiani sono passati al Servizio idrico integrato (con gestori privati, società miste o affidamenti ad aziende a completo capitale pubblico), mentre un terzo della popolazione continua a vivere nel vecchio regime Cipe spendendo molto meno. Il cambiamento portato dalle nuove formule di gestione calcolato dal 2002 ha fatto lievitare il prezzo dell'acqua per le famiglie del 63%. E cosa hanno avuto in cambio i cittadini? Spiega la Co.N.Vi.R.I. (Commissione nazionale per la vigilanza sulle risorse idriche) : "la situazione delle perdite delle reti appare generalmente fuori controllo". In media il 34% dell'acqua potabile si perde nei tubi. Un italiano su 3 subisce un approvvigionamento discontinuo ed insufficiente. Ogni cittadino del Sud ha a disposizione solo tre quarti dell’acqua che può usare chi abita al Nord e i problemi riguardano oltre un quarto delle famiglie meridionali contro un quindicesimo di quelle del Centro-Nord. Con punte di disservizio paradossali, come testimoniano molte delle vertenze in corso sui territori. Eppure i costi in questi anni sono lievitati per favorire investimenti che ammontano, sulla carta, a 29 miliardi di euro nell'arco di 20 anni per ristrutturare reti, fare fognature e depuratori. Con valori diversissimi tra i territori (dai 136 euro all'anno per abitante di Crotone all'euro di Bergamo o Cuneo). Ma solo il 56% delle opere e degli interventi previsti al 2008 sono stati realizzati, con punte del 85% per il Centro Italia (il 75% al Nord e solo il 24% al Sud e nelle Isole). E anche qui gli scostamenti sono enormi: dal 180% delle realizzazioni dell'ambito di Verona, o il 130% di La Spezia, al 10% per gli ambiti facenti capo a Chieti, Viterbo e Caltanissetta. Una geografia delle diseguaglianze e della differente capacità di gestire un bene comune per la collettività. In questi anni sotto attacco è sempre stata la gestione pubblica dell'acqua, ma i numeri smentiscono per il settore idrico la tesi del "privato fa meglio". Altrimenti perché negli Usa l'85% della gestione sarebbe ancora in mano al pubblico? Altrimenti perchè la municipalità di Parigi a partire dal 1 gennaio 2010 ha deciso di non rinnovare il contratto di gestione del servizio idrico con Suez e Veolia, le due maggiori multinazionali dell'acqua al mondo, scegliendo di tornare ad una effettiva gestione pubblica?



L'insostenibile primato dell'acqua in bottiglia

L’Italia, oltre ai disservizi, vanta un altro primato europeo sull’acqua: quello del consumo d’acqua in bottiglia. Il Rapporto Beverfood 2008-2009 conferma che siamo il primo Paese dell’Unione per consumi di acque imbottigliate e il terzo al Mondo dopo Emirati Arabi e Messico, con circa 12 miliardi di litri imbottigliati all'anno da fonti naturali, per un fatturato del settore di oltre 2 miliardi di euro. Un business considerevole (secondo una stima dell'università di Brescia 157 euro d'incasso ogni mille litri estratti) per un prodotto "povero" dove metà del prezzo sul mercato lo fa il contenitore e il resto la pubblicità e il trasporto. Perché l'acqua costa molto poco agli imbottigliatori. Ma quanto costa alla comunità? Almeno 200 milioni di euro l’anno solo per lo smaltimento della plastica, senza contare le irrisorie entrate per la captazione delle fonti. Eppure si vende (anche se in tempi di crisi molto meno) grazie al marketing aggressivo delle multinazionali dell’acqua, ma anche ai disservizi subiti; fatto sta che un italiano su tre non si fida di bere l’acqua di rubinetto e in regioni come Calabria, Sardegna e Sicilia a non fidarsi sono rispettivamente il 46, il 59 ed il 68.5% dei cittadini.

La fotografia complessiva è allarmante: al Nord si investe di più, le tariffe sono mediamente più basse, così come la dispersione, ma tre regioni sono in deroga per parametri microbiologici e chimici eccessivamente alti come la presenza di Arsenico. Al Sud invece non si investe, la rete è un colabrodo, e anche se i parametri di potabilità sono migliori che al Nord, le continue interruzioni del servizio non favoriscono il consumo dell’acqua di rubinetto.



Da Nord a Sud, da destra a sinistra, gli Enti locali per l'acqua pubblica

137 Comuni con capoluoghi come Trento, Torino, Pisa, Ferrara, Napoli, Taranto, Cosenza, Province come Fermo e Viterbo. Sono gli Enti locali che hanno approvato Delibere, Ordini del Giorno in favore dell'acqua pubblica. 21 Consigli comunali, tra i quali Venezia, sono andati ben oltre fino a modificare il proprio statuto per garantire la gestione pubblica dell'acqua e dichiarare il servizio idrico come privo di rilevanza economica, dunque non cedibile al mercato.

Nella stessa direzione va il disegno di legge recentemente approvato dalla Giunta regionale pugliese che definisce i termini della ripubblicizzazione dell'Acquedotto Pugliese, il più grande acquedotto d'Europa.

Questo è il processo attraverso il quale gli Enti Locali si riappropriano di una loro competenza costituzionale: la gestione di un servizio pubblico essenziale come quello idrico. In questo modo saranno i Comuni e le Province a decidere del destino dell'acqua.

Acqua pubblica, bene comune, diritto umano universale e la definizione del servizio idrico quale servizio pubblico locale privo di rilevanza economica sono i fondamenti di una buona azione di governo locale a difesa dei beni comuni.

E' la mappa di un'Italia che non si rassegna a svendere il bene comune per eccellenza e sta cercando, insieme ai propri cittadini, di cambiare rotta. Oltre 100 di loro il 6 marzo prossimo costituiranno il Coordinamento Nazionale “Enti Locali per l’Acqua Bene Comune e la Gestione Pubblica del Servizio Idrico”, per strutturare permanentemente una rete di autorità locali che non si arrendono alle speculazioni sull' "oro blu". Come governi di prossimità hanno sentito il dovere di coordinarsi per evitare la sottrazione di un bene primario dei Cittadini e la conseguente mercificazione dell'acqua.

Altra dimostrazione della volontà degli Enti Locali di non farsi espropriare di una propria competenza rispetto alla gestione del servizio idrico sta nel fatto che le regioni Puglia, Liguria, Piemonte, Marche, Valle d’Aosta, Toscana e la Provincia Autonoma di Trento hanno impugnato di fronte alla Corte Costituzionale l’art. 15 del decreto 135/09 (Decreto Ronchi), che se applicato nella sua interezza condurrà alla totale e definitiva privatizzazione dell'acqua potabile in Italia.



La mappa dell’Italia che lotta per l’acqua bene comune e per una sua gestione pubblica e partecipata

In ben 20 Regioni nel corso degli ultimi anni si sono costituiti, attivati e mobilitati centinaia di comitati di cittadine e cittadini per l’acqua pubblica. Hanno portato avanti piccole e grandi battaglie, più o meno note. Vi offriamo alcuni esempi e vi rimandiamo al sito http://www.acquabenecomune.org per una mappa e un elenco dettagliato.

- Ad Aprilia, dopo 5 anni di lotta alla privatizzazione, i cittadini hanno vinto in Consiglio di Stato: http://www.acquabenecomune.org/aprilia/

- A Frosinone anche la Guardia di Finanza denuncia bollette gonfiate e problemi di trasparenza: http://www.acquabenecomune.org/spip.php?article4835

- Da Nola parte un nuovo sciopero delle bollette: http://www.acquabenecomune.org/spip.php?article5488

- A Zingonia (Bg), rubinetti staccati, va in scena il ricatto ai più deboli: http://www.acquabenecomune.org/spip.php?article7128

- Ad Agrigento l’acqua privata c’è un giorno no, e l’altro nemmeno: http://www.acquabenecomune.org/spip.php?article6306

- Ad Arezzo la premiata ditta delle bollette più alte d’Italia: http://www.acquabenecomunetoscana.it/IMG/pdf/Comunicato_Stampa_Comitato_Acqua_Pubblica_Arezzo_05-02-2010.pdf
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